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Sapore di sale, sapore di fisco

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gino-paolo
Di una cosa Gino Paoli aveva ragione quando mesi fa difendeva il decreto sull’equo compenso: non si tratta di una tassa ai produttori e quindi di riflesso ai consumatori. No, quella che Gino Paoli difendeva era un vero e proprio pizzo orchestrato da una delle caste piu potenti e influenti in Italia, la SIAE. Si sa che i delinquenti richiedono il pizzo usando la forza che sta alla base del codice mafioso e Paoli non poteva che scegliere la famiglia mafiosa piu potente, ovvero lo Stato, per farlo. E il lupo perde il pelo ma non il vizio e dev’essere che il Maestro ci ha preso gusto a far parte della “famiglia” e ha pensato di evadere il fisco spostando 2 milioni di euro su un conto in Svizzera. Per carita, niente di male a spostare i soldi in Svizzera pur di scappare dal fisco italiano. Ma peccato che tra quei 2 milioni di euro ci sia sicuramente buona parte dei soldi dei consumatori e dei produttori prelevati con la forza dal decreto sull’equo compenso. Quindi il Maestro non solo ha utilizzato lo Stato per i suoi sporchi affari facendo della morale contro chi non comprava i dischi e quindi ai suoi occhi evadeva, ma poi ha evaso pure lui spostando i soldi in Svizzera.

Una delle poche volte in cui siamo felici che la giustizia faccia il suo corso in materia di fisco.


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