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Megacorporazioni che amministrano terre e giustizia: il caso della VOC

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Nel 1602 nel tentativo di strappare ai portoghesi il monopolio del commercio delle spezie nell’Oceano Indiano un gruppo di mercanti olandesi si riunirono per fondare la Compagnia delle Indie Orientali (la Vereenigde Oost-Indische Compagnie o semplicemente VOC). Quello fu l’inizio di uno straordinario caso di amministrazione territoriale e giuridica private che durò per più di 200 anni.

L’Europa del 1600 era al culmine della sua espansione coloniale. Tutte le potenze europee cercavano di ottenere colonie in Asia e in Africa per assicurarsi i commerci di spezie, metalli preziosi e schiavi. Inghilterra, Spagna, Francia e Portogallo sono già sui mari e amministrano colonie un po’ in tutto il globo. Gli olandesi non hanno però le stesse risorse militari degli altri stati europei e stanno perdendo terreno nei commerci con l’Oriente. La VOC ha quindi come obiettivo quello di aumentare la presenza olandese nei mercati orientali e per fare questo chiede l’autorizzazione alla Corona olandese di commerciare con le indie. Il governo concede alla VOC il monopolio sul commercio dello zucchero e successivamente di altre spezie. In quest’epoca del mercantilismo era normale per un regnante assegnare licenze di monopoli sui commerci con l’estero. Queste licenze poi diventeranno le antenate delle concessioni governative per le estrazioni e lo sfruttamento minerario degli stati moderni, ecc. (come dire, è cambiato veramente poco).

La Corona però non concesse solo la licenza per il commercio delle spezie, fece qualcosa di più: diede alla VOC il potere di fondare colonie private o avamposti, amministrare la giustizia nei suoi territori, coniare moneta, mantenere un esercito privato con la facoltà di muovere guerra contro eserciti stranieri e stipulare trattati di pace o commerciali.

La VOC fu la più grande megacorporazione del suo tempo (se escludiamo la Chiesa Cattolica Romana fuori dallo Stato Pontificio) con oltre 50.000 dipendenti, 10.000 soldati privati, 150 navi da trasporto e da guerra e da cui dipendevano decine di milioni di persone delle colonie del Sud-Est asiatico. All’interno delle sue colonie vennero fondate scuole, ospedali, costruite strade, porti e intere città. Al picco del suo successo la VOC riusciva ad avere profitti annuali che raggiungevano i 2 milioni di ghinee col 40% di dividendi tra i suoi shareholders e 62 milioni di ghinee di capitale e proprietà (1780). La VOC in pratica fu la prima e più grande SRL della storia amministrata da sei camere di commercio e dai Diciassette Signori eletti dagli shareholders.

La VOC amministrava i suoi territori tassando la popolazione locale ma utilizzava il denaro solo a livello locale. Per costruire invece le navi, per pagare l’esercito e le guerre i soldi venivano direttamente dal commercio. L’unico interesse che la VOC aveva era quello di poter commerciare con le popolazioni indigene e poter vincere contro i portoghesi e gli inglesi. Quando le popolazioni locali non collaboravano la VOC poteva usare la forza e in alcuni casi sterminò le popolazioni di alcune isole indonesiane. Ma, al contrario di altre potenze coloniali, preferiva fare alleanze coi regni locali e stipulare accordi commerciali e non colonizzò l’entroterra quasi mai. Le colonie VOC infatti si trovavano quasi sempre solo sulla costa dove costruivano i loro porti; il commercio poi avveniva con le popolazioni locali (soprattutto pepe, zucchero, cannella ecc.) o in alcuni casi la stessa VOC produceva i beni nelle proprie coltivazioni utilizzando schiavi. Le differenze di grandezza e strutturali tra l’impero olandese e quelli delle altre potenze europee furono anche dovute a questo diverso atteggiamento più orientato sul commercio che sulla colonizzazione vera e propria.

La VOC entrò in bancarotta all’inizio dell’800 a causa della corruzione interna e della minore domande di spezie per l’Europa. Tutti i suoi possedimenti furono acquisiti e nazionalizzati dal Regno d’Olanda e da quel momento in poi incominciò la colonizzazione olandese statale indonesiana. Questa volta dell’entroterra con lo sfruttamento delle risorse tramite tassazione e con una sorta di servitù della gleba moderna col sistema di coltivazione olandese in Indonesia (1830).

***

Cosa ci insegna questa storia?

Per prima cosa ci dice che una compagnia privata può amministrare terre e giustizia allo stesso modo, se non addirittura meglio, degli stati. La legge, non mi stancherò mai di ripeterlo, viene prima dello stato e dipende esclusivamente da chi ha il potere sul territorio: stato, mafia o compagnia privata non ha importanza. La giustizia è amministrata da chi ha il potere su quel territorio. Quindi legge, giustizia, servizi e difesa non sono delle prerogative statali e non nascono con lo stato.

Secondo: come potete vedere la storia della VOC ci insegna che lo Stato altro non è che una compagnia privata come tutte le altre ma col monopolio della violenza e che il bene pubblico altro non è che proprietà privata di questa compagnia concessa ai sudditi-dipendenti. La VOC potrebbe essere diventata in futuro una entità statale, chi lo sa, o forse si sarebbe potuta smembrare in compagnie più piccole. Nonostante usasse metodi tipici dell’epoca come colonialismo, schiavismo ecc. rispetto alle altre potenze statali coeve si limitava a commerciare e non investiva nella colonizzazione delle terre perché troppo costosa, muoveva guerre solo per il controllo del mercato e mai per questioni ideologiche.

Inoltre la storia della VOC ci ricorda che il monopolio della forza e del commercio crea mostruosità e violenza (spesso si dice che l’Olanda non fu cosi brutale come gli altri paesi europei proprio perché contava sulla VOC per questo), non importa che sia lo Stato o un gruppo di persone come la mafia o una compagnia ad averlo. Il che ci autorizza a chiederci: come sarebbe stato il mondo se ci fossero state centinaia o migliaia di VOC in competizione tra loro?


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